È quanto ha assicurato Matteo Salvini, relativamente al nascente governo, pronosticando per l’esecutivo una durata di cinque anni. Ma la sua ultima mossa, dopo aver ricevuto dal Consiglio federale della Lega pieno sostegno, sembra aver irritato la premier in pectore Giorgia Meloni.
In una nota, che è stata definita una vera e propria “lista della spesa”, e senza che vi fosse alcun accordo preventivo anche di massima, il leader del Carroccio ha richiesto per il proprio partito la presidenza del Senato e una serie di ministeri “pesanti”: Infrastrutture, Agricoltura, Affari Regionali/Riforme per l’autonomia e Interno (al quale, ha dichiarato Giancarlo Giorgetti, attuale ministro dello Sviluppo Economico, “Salvini mi sembra un candidato naturale”). Su quest’ultimo punto, Salvini sembrerebbe aver fatto sapere a Meloni che non accetterà alcun veto da lei, ma soltanto da Mattarella. Proprio oggi, 5 ottobre, è prevista una riunione dell’Esecutivo nazionale di Fratelli d’Italia “per capire il quadro”.
Sono dunque evidenti le differenze di atteggiamento dei due leader in seguito al verdetto uscito dalle urne. Matteo Salvini, che ha assistito a un massiccio travaso di consensi dalla Lega a favore di Fratelli d’Italia (che in regioni storicamente dominate dal Carroccio come Lombardia e Veneto ha in alcuni casi doppiato l’avversario) sembrerebbe intenzionato a forzare la mano all’alleata per ottenere ministeri decisivi, sia per non ritrovarsi sottodimensionato nello scacchiere del governo, sia per poter avere un ritorno elettorale.
Al contrario, Giorgia Meloni, smessi i panni dell’incendiaria, sembrerebbe aver intrapreso un percorso di rassicurazione e sobrietà. Recentemente la leader di FdI ha parlato al telefono con l’ex premier israeliano Benjamin Netanyahu e con il presidente ucraino Volodymyr Zelensky (al quale ha assicurato pieno sostegno, concordando sull’illegittimità delle annessioni effettuate da Mosca), e sta seriamente pensando di collocare dei tecnici nei punti chiave, in qualche modo realizzando una continuità col precedente governo.
Meloni ha incontrato Roberto Cingolani, attuale ministro della Transizione ecologica, e non è escluso che venga confermato o che abbia una delega sull’energia; per il fondamentale ministero dell’Economia, il ministro Franco si è detto indisponibile a proseguire, ma Meloni sembra aver individuato il possibile successore: si tratterebbe di Fabio Panetta, già Direttore generale della Banca d’Italia e attualmente membro del Comitato esecutivo della BCE; il banchiere sarebbe tuttavia orientato a declinare l’offerta. Agli Esteri potrebbero invece andare funzionari come Giampiero Massolo, diplomatico di lungo corso ed ex direttore del Dipartimento delle informazioni per la sicurezza, o Elisabetta Belloni, attuale direttrice generale di tale Dipartimento.
Insomma, in un momento di estrema complessità, Meloni sembra aver scelto la strada dei tecnici, creando scontento in entrambi gli alleati, Salvini e Berlusconi, i quali continuano a ripetere a tamburo battente che il governo dovrà essere e sarà politico. A pochi giorni dalla prima seduta del nuovo Parlamento, prevista per il 13 ottobre, e a circa un mese dalla formazione del primo esecutivo guidato da una donna, le questioni aperte non sono poche.
In questa fase, il Colle ha espressamente ricordato che sono le forze politiche a dover decidere, a dover trovare un loro equilibrio. L’attenzione del Quirinale è tuttavia massima, soprattutto per quanto riguarda cinque dicasteri: Economia, Esteri, Interni, Difesa e Giustizia. Sul tavolo del governo finiranno infatti dossier estremamente delicati e importanti, e Mattarella chiederà garanzie.
I punti principali riguardano la guerra in Ucraina, con le recenti annessioni nel Donbass e le minacce russe sull’utilizzo di armi nucleari; la crisi energetica, che vede da una parte l’Europa spaccarsi e dall’altra un numero sempre più alto di aziende italiane chiudere per l’insostenibilità dei costi (ad esempio, nei giorni scorsi, ha dichiarato forfait la storica catena alberghiera salentina Caroli Hotels a causa di una bolletta da mezzo milione di euro: risultato, 275 dipendenti a casa); l’inflazione che non accenna a rallentare, arrivata all’8,9% a settembre, così come i mutui a tasso variabile (ad esempio, quello su base annuale è passato dal -0,50 di inizio anno al +2,50 dei primi giorni di ottobre, dati Euribor); la legge finanziaria che dovrà essere scritta in meno di due mesi per non oltrepassare la scadenza del 31/12 e finire quindi in esercizio provvisorio; la ripresa della pandemia, che fa registrare in questi giorni un incremento dei ricoveri, passati dai 3.419 del 24 settembre ai 4.969 del 4 ottobre (dati Ourworldindata), lasciando presagire una nuova ondata autunnale.