In un paese che investe ancora troppo poco nella prima infanzia, spendere le opportune risorse in questo ambito garantirebbe straordinari benefici alle famiglie, ai bambini e anche al Pil.
L’Italia è ancora molto indietro nella spesa pubblica per la prima infanzia. I dati più recenti risalgono al 2015 (!) e dicono che il nostro paese è uno degli ultimi in Europa con lo 0,08 del Pil. Nel 2020 si puntava a rendere sostanzialmente gratuito l’accesso agli asili nido, ma l’esiguità delle risorse investite (520 milioni) e le limitazioni all’importo massimo (variabile tra 1.500 e 3.000 euro l’anno) hanno fatto sì che il provvedimento rimanesse ben lontano dal raggiungere l’obiettivo prefissato. Intanto, le famiglie con figli nella fascia 0-36 mesi che non possono permettersi di mandarli all’asilo nido sono costrette a fare ricorso a famigliari (in primis ai nonni) o ad altre soluzioni spesso precarie, con la conseguenza che uno dei genitori (quasi sempre la donna) è obbligato a lasciare la propria occupazione per dedicarsi alla cura dei figli.
E se invece l’accesso agli asili nido fosse universale e gratuito?
Con un costo lordo di circa 4 miliardi di euro, l’accesso per il terzo anno di età sarebbe garantito, mentre il secondo sarebbe riservato alle famiglie nelle quali entrambi i genitori lavorano, e il primo sarebbe parzialmente coperto dal congedo di maternità obbligatorio: una prospettiva che, nella sua globalità, favorirebbe le famiglie nell’avvicinare i figli al nido.
Gli effetti di una tale politica si allargherebbero a cascata: l’abbattimento del costo dell’asilo nido comporterebbe una maggiore disponibilità economica per le famiglie, potrebbe far salire il tasso di occupazione femminile, ci sarebbe una maggiore richiesta di insegnanti e di personale necessario alla gestione dei nidi. Occorrerebbero inoltre ampliamenti delle attuali strutture e la realizzazione di nuove: in poche parole, si creerebbe un circolo virtuoso di espansione, con un conseguente impatto positivo sul Pil e sulla crescita economica della nazione.
In un paese nel quale la parità di genere stenta ad affermarsi, sarebbe oltremodo importante dare alla donna quantomeno la possibilità di scelta, garantendo una concreta chance di entrare nel mercato del lavoro (o mantenerne l’accesso) in seguito alla nascita di un figlio. I benefici, come dimostrato in letteratura, riguarderebbero anche i bambini: la frequenza di un asilo nido è associata a maggiori capacità cognitive e di socializzazione. Infine, è fondamentale sottolinearlo, i beneficiari principali dell’universalità e della gratuità degli asili nido sarebbero i bambini appartenenti alle fasce sociali meno abbienti, quelle fasce sempre più marginalizzate da un sistema politico-economico profondamente squilibrato.
Fonte: “Con il nido gratis per tutti cresce l’intero paese“ di Francesco Figari e Mariacristina Rossi, www.lavoce.info.